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NATALE 2020
Io abito la Possibilità
Una casa più bella della prosa
più ricca di finestre
superbe le sue porte.
E' fatta di stanze simili a cedri
che lo sguardo non possiede
Come tetto infinito
ha la volta del cielo
La visitano ospiti squisiti
la mia sola occupazione
spalancare le mani sottili
per accogliervi il Paradiso
(Emily Dickinson, 1862)
Da 9 anni le Giardiniere coltivano la Possibilità di trasformare la ex Piazza d'Armi in un luogo accogliente e vivibile per tutta la città. Qualunque sia la vostra Possibilità i nostri migliori auguri perché, continuando ad abitarla, si realizzi!
Le Giardiniere
“Le cose che ignoriamo sono già in cammino” (Emily Dickinson)
In questi mesi di emergenza sanitaria noi Giardiniere
ABBIAMO VISTO
le città tornare silenziose, luminose e pulite-
gli animali attraversare le strade, curiosare nei giardini, non temere gli umani-
il cielo libero dagli incessanti passaggi degli aerei-
la drastica riduzione di mobilità, consumi, esigenze, anche quelle ispirate a modelli di vita poco salutari-
ABBIAMO CAPITO
che “non si può restare sani in un mondo malato” (Papa Francesco)-
che la relazione tra la cultura e la natura, tra ciò che è umano e ciò che è naturale non può più essere ispirata al dominio, all'asservimento, allo sfruttamento sconfinato dell'umano contro la Terra-
che la natura si ribella a questo dominio e lo fa da un momento all'altro, in modo intelligente, imprevedibile e paradossale, ad esempio con un virus che togliendoci il respiro, ci permette di respirare -
che un sistema che si fonda sulle emergenze (sociale, climatica, ambientale, sanitaria, demografica, alimentare..) è un sistema profondamente ingiusto e predatorio, un sistema che è, di per sé, L' EMERGENZA-
che la nostra società occidentale antropocentrica, costruita sulla cultura dello scarto, di cose e di persone, e dell'uso illimitato delle risorse naturali, va drasticamente in crisi se non lo può più fare, anche solo per un brevissimo periodo-
ABBIAMO PENSAT0
che occorre un cambio di civiltà, dove la relazione umano/natura, uomo/donna siano relazioni tra due soggetti, senza dominio e sopraffazione dell'uno sull'altra-
che la città va ripensata: i tempi e gli spazi dell'abitare, dello studiare, del lavorare e del vivere siano a misura dei corpi piccoli e grandi, forti e vulnerabili, giovani e vecchi, una casa-città, una città-giardino mondo, come la immaginava Charlotte Perkins-
che la progettazione urbanistica pre-veda la soddisfazione dei bisogni sociali, culturali, economici, sanitari col criterio della prossimità, una città attenta al vivente, una living city, come l'ha prefigurata Jane Jacobs-
che lo spazio e il tempo della città insieme ad aria, cibo e acqua siano amministrati col criterio dei beni in comune, beni che abbiamo ricevuto in dono, da gestire e curare per noi e le future generazioni-
che il mercato, il PIL, la produzione incessante e ultrarapida di beni e servizi, senza misura e senza limite, vada confrontata con i criteri della vita e della cura, della interdipendenza e della reciprocità che la “ripresa” non significhi replica, riproduzione, ritorno alla normalità, perché “la normalità era il problema” -